(forse) Si.Può.(ri)Fare!

Vivere da sola in Italia, a 25 anni, con 450 euro al mese e a impatto zero.

“L’arte di chiedere” TED Conference di Amanda Palmer

La versione sottotitolata in italiano è qui

.

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Che cazzo studio.

Che cazzo studio

Decifrate, se potete.

Per spiegarvi, finalmente – appunto – checcazzostudio, riciclo un pezzo di una mail che ho mandato a una persona della quale vi parlerò quest’estate, magari pubblicando un’intervista qui o su un altro blog che magari aprirò a breve.

“Mi sono iscritta all’allora Facoltà di Studi Orientali della Sapienza di Roma nel 2008, con l’intento di imparare il cinese a partire dalla frase “I diritti umani vanno rispettati, dannazione !”, che avevo già approfondito in lingua italiana e inglese precedentemente e mi sono immediatamente scontrata con la dura realtà della sinologia accademica italiana. Mi sono scontrata con docenti di storia contemporanea che paventavano l’esistenza della razza nera, di quella gialla e di quella bianca (superiore alle prime due); ho sentito dire che “come in Italia” in Cina ci sono le elezioni rappresentative in cui si possono votare i candidati scelti “dai partiti”; ho assistito a vari episodi di proselitismo di partito e oscurantismo culturale; l’episodio di Piazza Tiananmen è stato liquidato in poche frasi; le traduzioni giornalistiche erano una review acritica dei “prodotti editoriali” della Xinhua in cui il funzionario di turno che rispondeva con frasi prestampate era un “fine ed esauriente oratore” e ho prodotto una tesi sulla Cina e sul Tibet di cui francamente mi vergogno, poiché le uniche indicazioni che ho avuto in proposito sono state su ciò che “non dovrà essere menzionato”. In tutto ciò ho cercato di crearmi un’istruzione e delle opinioni indipendenti sulla Cina e sugli argomenti che mi stavano a cuore e di individuare i “fari” di una sinologia che potremmo definire “scientifica” o “pragmatica” e che ho trovato in lei e in pochi altri sinologi italiani non legati al mondo accademico e quindi poco inclini alla genuflessione dinanzi al partito.

All’inizio del mio terzo anno ho partecipato ad un seminario in cui Jean Philippe Béja parlava a volto scoperto di tutte le istanze, i fatti, le persone di cui non mi era stato concesso di parlare all’università … e lo faceva da una cattedra ! Specificava inoltre che fare il suo lavoro, e farlo bene, da quarant’anni non significava necessariamente essere considerato “persona non gradita” su suolo cinese, né tantomeno essere regolarmente arrestati “Certo – aveva detto – so benissimo da chi è pagato il signore che legge il giornale nell’areoporto in cui arrivo, nella hall dell’albergo in cui dormo e nel ristorante in cui mangio … ma non curarmente fa parte del mio lavoro”. Diceva tutto ciò mentre la docente che aveva organizzato l’incontro scriveva il suo nome e quello di Liu Xiaobo – in quel periodo usciva La philosophie du porc et autres essais – sbagliando l’ortografia di quest’ultimo e, una volta avvertita dell’errore dagli sbracciamenti di vari studenti, guardava la lavagna attonita senza notarlo e, ancora, una volta cancellato, lo scriveva con un’ortografia diversa ma ugulamente errata. Quel giorno ho capito che, a differenza di ciò che mi veniva velatamente suggerito da alcuni professori, si poteva fare: si poteva studiare la Cina con occhio critico sulla gestione dei poteri, si poteva additare la transizione capitalista e l’impatto di essa sulla vita dei cinesi e si poteva scrivere e parlare di questo in sedi accademiche, sui giornali, nei libri. E, anzi, farlo era urgente e doveroso per contrastare la cultura condiscendente che si andava creando con l’ausilio degli Istituti Confucio e dei loro affiliati e che sfornava centinaia di studenti che tornavano dalla Cina con il qipao e un pacco di quaderni di carta di riso dicendo “Ma quale dittatura, quelli stanno meglio di noi !”.

Ebbene, finito lo strazio della triennale portando a casa una pubblicazione non da poco (la prima grammatica tibetana per italiani, edita da Hoepli http://www.cbt.biblioteche.provincia.tn.it/oseegenius/resource?uri=6365055) mi sono trasferita a Venezia, ho trovato un lavoro in un bar e mi sono iscritta alla magistrale in “Lingue e istituzione economiche e giuridiche dell’Asia e dell’Africa Mediterranea” pensando di essere approdata su lidi differenti. Dalla descrizione sul sito dell’università sembrava che il corso desse la possibilità di specializzarsi nell’ambito giuridico e nell’ambito economico anche in riferimento alla cooperazione allo sviluppo. Invece mi sono ritrovata a fare i conti con la propugnazione pedissequa delle teorie del Dio Mercato, con corsi di lingua in cui si studiava trattativa commerciale E BASTA e in cui le parole nuove del giorno erano “container, tonnellate, burro di arachidi, trasporto marittimo …”. Ho pazientemente atteso l’inizio del secondo semestre per frequentare il corso di “Diritto cinese” e durante la prima lezione mi sono sentita dire: 1. “Manteniamoci in un ambito eminentemente commerciale”. 2. “Saltate i capitoli sui diritti umani e sulla cooperazione e le relazioni internazionali”. 3. “Nessuno dei movimenti, delle manifestazioni, delle proteste, degli scioperi che avvengono in Cina sono autonomi e/o separati in qualche modo dalla propaganda di partito e dal governo. Se protestano è perché qualcuno dice loro di farlo. I petitioners hanno vita breve perché esiste un corpo di polizia speciale che si occupa di loro e che è composto appositamente da picchiatori di petitioners”.

Sono esplosa e ho cambiato facoltà recuperando gli esami e il tirocinio in estate ed iscrivendomi direttamente al secondo anno. Sono approdata in un mondo in cui valgo tanto oro quanto peso (sarà che siamo in Italia o che peso 45 chili, ma ancora non s’è visto niente a parte lusinghe e proposte … quindi continuo a vivere con il mio bravo stipendio da cameriera), ovvero alla magistrale di scienze sociali [n.b. corso di studi magistrale in “Lavoro, cittadinanza sociale e interculturalità”], dove tutti hanno una gran voglia di parlare con cognizione di causa dei Brics e di Cina in particolare e presso la quale avevo sostenuto due esami a scelta in “Diritti umani” e “Diritto di cittadinanza” con il Professor Zagato, oggi relatore della mia tesi. Qui ho trovato un vero supporto ed ho iniziato a seminare le mie ricerche sul cosiddetto sociale in Cina: le condizioni lavorative, le questioni di genere, il razzismo anti-nero, l’indipendenza del sistema giuridico, la tutela dei diritti umani, la tutela dell’ambiente, la democratizzazione, le forme di opposizione al potere, la censura, l’uso propagandistico dei media … E ora che ho quasi finito, appunto, e che ho scelto l’argomento Hukou, tra i tanti, per scrivere la tesi, sto già pensando a dove andare a finire dopo. Ultimamente sto leggendo tutto ciò che trovo di Pun Ngai (a partire da “Cina, la società armoniosa”) e mi sta venendo voglia di provare a Hongkong per il master (oltre che alla SOAS, alla Sant’Anna di Pisa e in altre università sparse per il mondo).”

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Il mio nuovo diario e … la mammite acuta.

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Sì, è fatto davvero di CACCA DI ELEFANTE e ne vendono di simili in tutti i negozi del commercio equo e solidale.

Tengo “un” diario dalla quinta elementare: è il mio psicanalista, un ascoltatore incrollabile della mia funesta grafomania, un compagno di viaggio, un album di schizzi, un rivelatore di verità recondite, un data base, un testamento. In realtà questo in particolare l’ho comprato il mese scorsoMa quale giorno migliore della festa della mamma per tirarlo fuori davanti a voi e parlarvi del morbo che mi affligge dalla più tenera infanzia guidando inconsciamente ogni tratto – è il caso di dirlo – della mia vita ?

Io. ho . la . mammite. ACUTA … ACUTISSIMA !

E con “mammite” non intendo un morboso attaccamento alla Mutter o tutto ciò che è contenuto nelle bacheche di tutti i social networks pensabili in questo giorno di fiesta. La mia mammite va verso il futuro. Io ho sempre voluto dieci bambini … minimo. Non ho un istinto materno … ho una pece attaccata addosso che mi fa squagliare e illuminare davanti ai marmocchi e che mi fa fantasticare “accaventiquattro” su quando potrò finalmente permettermi di averne uno mio … anzi, nostro.

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Sì, il Miomone – che non mi aiuta affatto, essendo potenzialmente un Papone meraviglioso – ha un nome … e, sì, il disegno è in scala: le dimensioni sono quelle.

E non solo fantasticare … ho una playlist su youtube in cui infilo tutti i video dei pupi che urlano, si svegliano, dormono, ridono o sputacchiano pappette … provare per credere ! Ho mooolti testimoni del mio perenne sconquassamento di palle del prossimo sul fatto che vorrei un marmocchio, che sono geneticamente a rischio gemelli” e che dopo il primo vorremmo adottare tutti gli altri, e poi abbiamo la lista dei nomi da maschietto, da femminuccia, compriamo un grattaevinci al mese, pensiamo di aprire un crowfounding … e il corredino: guardate il primo pezzo !

Cappello gufetto piccolo

Ebbene … Mi è capitato soprattutto ultimamente che mi chiedessero da dove vengano le mie energie, dove trovo l’entusiasmo di fare la vita che faccio e di sbattermi all’ennesima potenza. Ecco, la risposta è questa: ogni esame che passo, ogni riga di tesi che scrivo, ogni ora di lavoro, ogni problema che supero, ogni euro che risparmio e metto in parte, ogni paranoia che scaccio, ogni frutto biologico che mangio … sono un gradino in più verso un Tu che ancora non c’è “biologicamente” …

c'è nessuno

… Ma non per questo non esiste e non è già pensato e amato più che mai !

 

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La media del 29.9 … non basta.

Cari signori,

vi scrivo a 6 minuti dall’uscita prima di andare al lavoro per darvi la certezza che io sia ancora viva, ma soprattutto per farvi sapere che – non dormite sereni – la media del 29.9 all’università è BASSA.

L’anno scorso, con una media molto poìiù bassa di questa, sono stata esentata dal pagamento della seconda rata e quest’anno. dopo una sfilza di 30 e lode, me ne stavo ben tranquilla rispetto al citato pagamento.

Ebbene, cambio di regole: la soglia MINIMA per l’esenzione dal pagamento della seconda rata delle tasse universitarie è ad oggi, la media del trenta. Secco.

E indovinate quale stronza dell’universo ha la media del 29.9 e deve sborzare la bellezza di 930 euro ???

media ponderata

Poi dice “Perché fai 60 ore di lavoro a settimana ?” … eh, indovina.

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Liebster Award: anche gli invalidi di lavoro sono “amabili” !

Approfitto della mia triste e sventurata condizione di invalida lavorativa per onorare il premio ricevuto da Assunta – beata lei ! – qualche giorno fa !

liebster-award

Abbiate fede lavoratori storpi e storpiati del globo: siete amabili almeno quanto me !!!

Il premio in questione prevede che io risponda alle domande elucubrate dalla mia premiatrice, ed eccole qua:

1. Quando una giornata parte male, cosa fai? Cucino qualcosa di buono ascoltando musica anni ’20 e invito qualcuno a mangiarlo con me.
2. Il sogno nel cassetto che vorresti realizzare? Salvare il mondo … che domande !
3. E quello che invece vorresti lasciare nel cassetto? Perché? Salvare la mia famiglia in senso ampio. Se non lo lascio nel cassetto divento matta appresso a loro e mi dimentico di salvare il mondo … però diciamo che sbircio dalla serratura una tantum e provo a lanciare degli input per vedere di nascosto l’effetto che fa.
4. Chiudi gli occhi e immaginati altrove: dove sei? Ovunque, tranne che qui a Venezia.
5. L’ultimo pensiero prima di dormire? Uno per ogni persona importante e lontana della mia vita.
6. Il primo quando ti svegli? Di nuovo uno per ogni persona importante e lontana della mia vita.
7. Cosa ti da energia (una passeggiata, una giornata di sole, una buona lettura…)? Le pappe ! Prepararle e consumarle. E il mare. Un picnic al mare, dai, che facciamo la combo !
8. Il tuo miglior pregio? Ma questa è difficilissima ! … Oggi però direi l’onestà.
9. Guardati allo specchio e afferma “ti amo”, ci riesci? Cosa hai provato? Mah, ci riesco, ma mi viene più facile “ti stimo” perché se mi dico ti amo mi viene in mente un mio tronfissimo compagno del liceo che avevamo soprannominato “Mi amo, ma quanto mi amo ?”.
10. Per te la felicità è… (sempre nel qui e ora) i passi del Miomone per le scale che è andato a comprarmi il gelato da Grom perché non posso muovermi dal divano !

Ed ora, i blog in ordine sparso …

Giardinaggio irregolare,

Dear Miss Fletcher,

5minuti per l’ambiente,

Via Ormea,

Una mamma green,

La principessa sul pisello,

Collettivi, Prima o poi l’amore arriva,

Ama le api,

UrbanLotusFlower

E le mie domande, che sono quasi le stesse rispetto a quelle usate per un altro “premio” perché la gente non si è degnata di rispondere (però ho tolto la settima perché lì erano 11 le domande da fare):

1 Quali sono i cinque mestieri che potresti fare per almeno quindici anni felicemente ?

2 Ispiraci: cosa fai ogni giorno per salvare il mondo ?

3 … e per distruggerlo ?

4 Se avessi la possibilità di far sparire dalla faccia della terra quattro persone, chi sarebbero ?

5 Se avessi la possibilità di far ricomparire e rendere immortali quattro persone, chi sarebbero ?

6 Qual’è la cosa più importante che senti di aver davvero compreso nell’ultimo anno ?

8 Con quale proposito, davvero, hai aperto questo blog ?

9 Da zero a dieci quanto ti consideri razzista?

10 Da zero a dieci quanto ti consideri pacifista ?

11 Da zero a dieci quanto ti consideri ?

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La pedicure della cameriera e … quanto costa un’unghia incarnita !!!

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E’ da quando ho iniziato a lavorare al texmex che voglio scrivere un post sulla cura dei piedi di quelli che fanno lavori in cui si sta molte ore in piedi e di corsa.

In realtà più della pedicure settimanale sono importanti alcune accortezze quotidiane:

– Indossare scarpe comode: di cuoio, con suola anatomica, assolutamente non strette soprattutto in punta.

– Utilizzare solo calzini in cotone e cambiarli ad ogni turno.

Lavare i piedi dopo ogni turno con un sapone specifico non “aggressivo “(io al momento uso un sapone di Aleppo di cui vedete le scaglie galleggianti in foto e del quale scriverò a breve).

– Tenere le unghie relativamente corte, ovvero tagliarle dritte e non curve e non ” a pelle.

– Tenere i piedi in alto e all’aria in ogni momento libero.

In caso di pellicine o vesciche NON TOCCATE NIENTE ! Vanno via da sole e ogni volta che mettete mano state creando letteralmente delle suites imperiali per batteri e micosi !!!

– Una volta a settimana tenere i piedi in ammollo in acqua molto calda con sapone e bicarbonato e poi crattare via tuuutta la pelle morta e incremarli a dovere.

Ebbene, non solo ho trascurato di scrivere il post, ma ho anche fatto la detta pedicure un paio di volte e basta … e’mmo pago !!!

Ho sviato il pensiero pensando che si trattasse di un gonfiore da piedi perennemente in corsa. Poi è sopraggiunto il rossore e ho dato la colpa ad una pellicina ballerina. Quando siamo arrivati al pus mi sono industriata in lavande ripetute e abbondanti di acqua ossigenata. Sparito il pus è arrivato il sangue e il bruciore insistente e ieri, spronata dall’omone – santosubbito – sono andata in farmacia dove mi è stato dato l’agghiacciante verdetto: c’ho l’UNGHIO INCARNITO !

unghio incarnito

Eggiù: 11 euro per un cucchiaio scarso di pomata antibiotica e un rotolino di garza sterile.

Eggiù di nuovo: 30 euro in meno per aver saltato un turno di lavoro … e spero tanto di non saltare il turno della sera sennò sono altri 30 euro che se ne volano dalla finestra !!!

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Bruscandoli o non bruscandoli … MORTACCI LORO !

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Sissì, avete letto bene … due euro L’ETTO !

Forse qualcuno di voi ricorda la wishlist che avevo partorito tempo fa relativamente alla mia dipartita dall’universo veneziano. Una delle voci in questione riguardava l’assaggio di un’erba selvatica molto in voga da queste parti, ovvero i bruscandoli.

Ebbene, una mattina, mi sono svegliata e col Miomone siamo andati al mercato di Rialto a comprarne un mazzetto per fare i nostri esperimenti. Non avevo minimamente considerato il prezzo perché abito a Venezia da un po’, ma non ho fagocitato questo aspetto della routine veneziana, ovvero il furto quotidiano. D’altra parte, una verdura selvatica di stagione che cresce spontaneamente nei prati della zona e che dunque non viene seminata, coltivata, innaffiata nè curata in alcun modo … QUANTO POTRA’ MAI COSTARE ?

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6.44 euro di MORTACCI LORO !!!

Lo vedete il mazzetto quanto è piccolo ?

Ho il sacrosanto diritto di essere incazzata come Gioele Dix al volante ?

Non contenta mi sono industriata a cucinare la suddetta erba sotto forma di crespelle al forno e sotto forma di torta di riso. Le ricette ve le scrivo, perché sono riciclabili con qualsiasi tipo di verdura … ma non le fate con i bruscandoli, miei adorati lettori, perché a parte dare volume, non sanno di un emerito, ma proprio di niente, nemmeno di acqua !!!

Se avesso un account su Faccialibro, aprirei una pagina intitolata “Venezia … io ti esecro !!!”. Si facciano avanti i possessori di detto account !

Eccovi le ricette, mi consola sapere che ci metterete dentro qualcosa di buono, tipo dei broccoli VERI che costano meno di un euro al chilo … ah, fatemi felice !

Base per crespelle con ricotta e verdura-a-scelta (tutto tranne i bruscandoli)

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Per le crespelle: 2 uova, 70g di farina, 160 ml di latte di soia, sale e pepe q.b.

Per il ripieno: verdura x – ma non i bruscandoli – 250g di ricotta, tofu affumicato a dadini, sale e pepe.

Per la besciamella vegetale: 30g di farina e tre cucchiai di olio evo, 400ml di brodo vegetale, noce moscata e un pizzico di sale.

Base per torta di riso integrale SHAKE & BAKE

Mescolare e infornare i seguenti ingredienti amalgamati: 200g di riso integrale* cotto, 300g di verdura sbollentata, 100g di cipolla bianca tagliata finissima, tofu affumicato a dadini, due uova, erbette aromatiche, sale q.b. e olio per oliare la teglia. Dieci minuti in forno a 200 e servire tiepido …

E qui la foto non ce l’ho, quindi non vi resta che provare !

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Ospita e sarai ospitato !

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A me, l’ho già detto, piacciono le case piene. Di oggetti, di libri, di luci, di colori … ma soprattutto di persone e di persone in transito, portatrici di lingue, culture, giochi e nuovi oggetti, nuovi libri, nuove luci, nuovi colori.

Casa mia – quando ne avrò una – sarà così: una casa con porte e finestre aperte dalle quali chiunque possa entrare e uscire, ricevere e dare, prendere e lasciare. Se devo spiegarlo con una metafora … vorrei che la mia casa respirasse.

Per ora diciamo che sospira una tantum e, ogni volta che succede, non posso fare a meno di convincermi che questa sia la via giusta, il modo migliore, il concetto universale della gestione domestica. E quando sono io a far respirare le case degli altri, la sensazione galvanizzante non è da meno.

Tra l’altro ci sono una serie di ragioni ecologiche ed economiche per farlo … se non bastasse la piacevolezza che di per sé porta l’ospitalità. Intanto una casa piena è una casa il cui impatto è ammortizzato; secondo, nessuno si presenta a casa vostra a mani vuote o, se lo fa, contribuisce alle spese domestiche o riempie il frigo, o compra la carta igienica o vi offre la cena prima di partire, o vi cucina un piatto del suo paese, o vi permette di fare pratica con una lingua nuova, o vi insegna qualcosa che non sapevate … Lo scambio è SEMPRE pari. Almeno fin’ora per me è stato così.

L’ultima volta che sono tornata da Roma, prima della sessione d’esame – ragione per la quale sono stata un po’ silente da queste parti – ho “prenotato” il mio bravo viaggetto con Blablacar. Sono partita la sera da Roma e la ragazza che mi doveva portare e il fidanzato sono arrivati un po’ tardi. Siccome mi avrebbero portato fino a Padova, mi ero già messa d’accordo per andare a dormire casa di amici per dormire e andare a Venezia la mattina dopo e iniziare a lavorare alle 11.30. Siccome l’ospite aveva l’esigenza di andare a dormire entro le due, all’arrivo dei miei trasportatori ho capito che non sarei mai arrivata a Padova entro le due … mentre pensavo questo, Giusy, la ragazza in questione mi ha detto … beh, puoi fermarti da noi ! Ti portiamo in stazione domattina presto !

Io ho detto sì lasciandomi mentalmente la scappatoia di poter cambiare idea lungo il tragitto.

Mentre invece, lungo il tragitto, ho scoperto un personaggio fantastico: una prestigiatrice, attrice e appassionata a un numero indescrivibile di cose. Anche il ragazzo, anche se era stanchino, è riuscito a punteggiare il discorso mentre noi logorroiche ci travolgeramo di chiacchiere a vicenda. Siamo arrivati a casa loro ben oltre le due, in un paesetto di cui ho istantaneamente rimosso il nome. Mi hanno fatto il letto, mi hanno lasciato una stanza con chiave sulla porta – che non ho usato – e la mattina dopo, quando mi sono alzata c’era il tavolo imbandito e i cornetti al cioccolato in forno.

Chi ha altro da aggiungere ?

Dedico questo post a Giusy

Grazie di tutto ! Spero di rivederti presto !

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Una vegetariana al tex-mex … HO UN LAVORO !

Cos’è il TEX-MEX ? Clicca per scoprirlo !

Nuovo lavoro, giorno uno (ieri). Ebbene sì, a nemmeno tre settimane dal mio post sulla ricerca di soldi, mi cimento già in due turni da cinque ore in questo tex-mex dal volto italico con oltre cento tavoli e innumerevoli impiegati. Ottimi colleghi e bella atmosfera per chi non vive nell’ansia di sentirsi dire “Brava” da una signora-troll di duecento chili con la barba fatta di fresco (una delle cape, che però con me è molto gentile).

Da una parte sono orgogliosa, o meglio conscia della mia sfacciata fortuna. Il precariato, la cosiddetta “flessibilità” mi stanno sfamando ! Mentre si inspessisce giornalmente la letteratura che concerne i NEET io sono l’esempio di un acronimo opposto che ancora non è stato inventato (si cercano proposte), lo YesMan de noantri … sia studio che lavoro. Ah, c’è sempre più gusto ad andare contro, corrente, a mio parere !

Ma il problema è che probabilmente basterà e questo lavoro non sarà una cosa passeggera … almeno, non quanto credevo io.  Come spiegavo a Giulietto via mail:

A) Ho scoperto che i miei genitori avevano messo da parte 12.000 euro per far studiare me e mia sorella e che nonostante io abbia loro chiesto milleequalcosa euro l’anno (tasse e libri) da quando mi sono trasferita, loro “non avevano pensato” ad implementare il montepremi. Quindi, secondo loro, io sarei dovuta vivere a Venezia e studiare senza lavorare, così alla fine del percorso di studi avrei avuto la bellezza di zero euro (perché 12.000:2=6000=quello che spendo io in un anno) per iscrivermi ad un master. PER FORTUNA CHE NON GLI HO MAI DATO RETTA !!! Adesso mi ritrovo tutti lì i 6000, per fortuna … ma nient’altro che quelli e il master meno caro che ho trovato costa 4900 euro SOLO DI TASSE !!! Ergo …

B) DEVO LAVORARE … ma non un partime tranquillo: nella peggiore delle ipotesi (leggasi la SOAS*) dovrò far cascare dal cielo circa altri seimila di tasca mia per pagare tutta la retta e vivere a Londra. E quindi giù a turni da dieci ore !

Ecco, devo confessare che a questo proposito mi sento abbastanza incompresa. Dai jenitros nati in tempo di boom economico che non si raccapezzano sulla gestione ottimale del denaro … al momento stanno cambiando il salotto, per dirne una, e le finestre in alluminio no. Ma anche dal coetaneo medio … Il 25enne disoccupato, il NEET, lo studente mantenuto e – mi sembra – rigorosamente tutte le categorie di cui io non faccio parte sono in buona compagnia. Io mi sento piuttosto sola. Sono pochissime le persone che capiscono e rispettano il mio modo di agire, così poche che forse anche il plurale è inappropriato … ma un mio simile qui a Venezia, qui in Italia, dal vivo, con cui confrontarsi sulle difficoltà comuni, non lo trovo proprio. E ci soffro un bel po’.

Come mi è spesso successo mi ritrovo a darmi una pacca sulla spalla, offrirmi un bicchierino o qualche vizietto e a ripetermi con tono pacato che le mie scelte hanno un senso, che sono giuste, che non potrei agire altrimenti senza fare profondamente torto alla mia natura e allo spirito dei miei 20 che giammai dev’essere tradito.

Ora vado, che attacco alle 11.30 e faccio due turni come ieri.

* prima o poi farò un post intitolato “Checcazzo studio”, così capirete tutta una serie di cose.

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Finalcountdown: – 91 e addio Venezia ! (wishlist)

fugadaalcatraz

Questo leggiadro foglietto starà appeso accanto al mio cuscino e la prima cosa che farò ogni giorno sarà scarabocchiare furiosamente uno dei quadratini.

Non ho mai fatto mistero della mia avversione per questa città. Prima di venirci ad abitare l’avevo visitata con i miei e me ne ero innamorata. E’ stata la prima città oltre a Roma nella quale ho pensato che avrei potuto seriamente vivere per un po’ e quando mi sono trasferita ero piena di belle speranze. L’idillio è durato due mesi. Come quando alle medie ti metti con quello della terza a cui sbavi dietro da una sacco di tempo e del quale – dal lontano luogo dell’immaginario – non puoi vedere che i pregi. Poi ci esci per un po’ e scopri che ha un alito fetido, che parla solo di videogiochi e di calcio, che ti costringe ad andare in posti costosi e dimmerda e manco offre, che prende senza dare, che cucina male e a caro prezzo, che lascia spazzatura ovunque, che porta fuori il cane costretto alla vita d’appartamento e quando esso caga impacchetta la fatta del cane in una busta di plastica e la butta per strada -su questa cosa sto preparando un reportage -, che non si siede sul prato perché sennò si sporca i vestiti, che non ne sa un cazzo di politica ma è tendenzialmente razzistaQuando è gentile ti stupisci, tanto la cosa è eccezionale. E quando gli chiedi spiegazioni e resti sconvolta da ciò che dice ti risponde “Mbè ? Io sono così … si sa,no ?”.

Ma sapete che c’è ? Abbiamo mandato la didetta del contratto d’affitto per l’estate e … il 9 giugno, addio Venezia, ciao, adios, goodbye, zaijian !!!

IO ME DO’ !!!

… e come da copione succede che quando ci si ferma per un lungo periodo in un posto si finisce a non aver ancora visto quasi niente fino agli ultimi giorni. Ecco quindi la wishlist delle “Cose da fare a Venezia prima di mandarla definitivamente AFFANCULO” che mi renderà povera entro giugno, ma che mi permetterà di non rimettere piede in questo luogo per più di 24 ore e solo se strettamente necessario … ad vitam. Anche perchè, ragazzi, se continuano a trattarla così male … durerà ben poco !

Rigorosamente in ordine sparso:

115. Andare a Burano.

34. Visitare la Peggy Guggenheim Collection

5. Comprare una maschera da parete

666. Comprare un paio di scarpe da Vladì (che per me sarà sempre “Il negozio di Mary Poppins”)

3/4. Finire gli esami … sennò mi tocca tornare eccome !

71. Andare a fare – se non ti cacciano a colpi di machete – un pic-nic ai giardini di Sant’Elena

72. Andare a fare un pic-nic al parco di San Giuliano a Mestre

88. Salire in cima al campanile di S. Marco

9. Farmi fare la foto “tipica” sul Ponte di Rialto … ma all’alba

10+. Finire la parte teorica della tesi … sennò colcacchio che mi laureo a settembre e mi tocca tornare di più e più spesso.

6–. Visitare il Museo Civico di Storia Naturale col Miomone

0. Farmi il Chorus Pass (se esiste ancora) e visitare 17 chiese in 24 ore

500. Assaggiare i bruscandoli

1000. Visitare – di nuovo – la Basilica di San Marco

1. Mangiare alle “Spighe”

Qualcuno di voi è stato a Venefica e ha qualche consiglio su altre cose da fare PER FORZA prima di andare via ?

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Segreti e virtù delle piante medicinali

Alla natura si comanda solo ubbidendole. Francis Bacon, Saggi, 1597/1625

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