(forse) Si.Può.(ri)Fare!

Vivere da sola in Italia, a 25 anni, con 450 euro al mese e a impatto zero.

La media del 29.9 … non basta.

Cari signori,

vi scrivo a 6 minuti dall’uscita prima di andare al lavoro per darvi la certezza che io sia ancora viva, ma soprattutto per farvi sapere che – non dormite sereni – la media del 29.9 all’università è BASSA.

L’anno scorso, con una media molto poìiù bassa di questa, sono stata esentata dal pagamento della seconda rata e quest’anno. dopo una sfilza di 30 e lode, me ne stavo ben tranquilla rispetto al citato pagamento.

Ebbene, cambio di regole: la soglia MINIMA per l’esenzione dal pagamento della seconda rata delle tasse universitarie è ad oggi, la media del trenta. Secco.

E indovinate quale stronza dell’universo ha la media del 29.9 e deve sborzare la bellezza di 930 euro ???

media ponderata

Poi dice “Perché fai 60 ore di lavoro a settimana ?” … eh, indovina.

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La pedicure della cameriera e … quanto costa un’unghia incarnita !!!

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E’ da quando ho iniziato a lavorare al texmex che voglio scrivere un post sulla cura dei piedi di quelli che fanno lavori in cui si sta molte ore in piedi e di corsa.

In realtà più della pedicure settimanale sono importanti alcune accortezze quotidiane:

– Indossare scarpe comode: di cuoio, con suola anatomica, assolutamente non strette soprattutto in punta.

– Utilizzare solo calzini in cotone e cambiarli ad ogni turno.

Lavare i piedi dopo ogni turno con un sapone specifico non “aggressivo “(io al momento uso un sapone di Aleppo di cui vedete le scaglie galleggianti in foto e del quale scriverò a breve).

– Tenere le unghie relativamente corte, ovvero tagliarle dritte e non curve e non ” a pelle.

– Tenere i piedi in alto e all’aria in ogni momento libero.

In caso di pellicine o vesciche NON TOCCATE NIENTE ! Vanno via da sole e ogni volta che mettete mano state creando letteralmente delle suites imperiali per batteri e micosi !!!

– Una volta a settimana tenere i piedi in ammollo in acqua molto calda con sapone e bicarbonato e poi crattare via tuuutta la pelle morta e incremarli a dovere.

Ebbene, non solo ho trascurato di scrivere il post, ma ho anche fatto la detta pedicure un paio di volte e basta … e’mmo pago !!!

Ho sviato il pensiero pensando che si trattasse di un gonfiore da piedi perennemente in corsa. Poi è sopraggiunto il rossore e ho dato la colpa ad una pellicina ballerina. Quando siamo arrivati al pus mi sono industriata in lavande ripetute e abbondanti di acqua ossigenata. Sparito il pus è arrivato il sangue e il bruciore insistente e ieri, spronata dall’omone – santosubbito – sono andata in farmacia dove mi è stato dato l’agghiacciante verdetto: c’ho l’UNGHIO INCARNITO !

unghio incarnito

Eggiù: 11 euro per un cucchiaio scarso di pomata antibiotica e un rotolino di garza sterile.

Eggiù di nuovo: 30 euro in meno per aver saltato un turno di lavoro … e spero tanto di non saltare il turno della sera sennò sono altri 30 euro che se ne volano dalla finestra !!!

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Bruscandoli o non bruscandoli … MORTACCI LORO !

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Sissì, avete letto bene … due euro L’ETTO !

Forse qualcuno di voi ricorda la wishlist che avevo partorito tempo fa relativamente alla mia dipartita dall’universo veneziano. Una delle voci in questione riguardava l’assaggio di un’erba selvatica molto in voga da queste parti, ovvero i bruscandoli.

Ebbene, una mattina, mi sono svegliata e col Miomone siamo andati al mercato di Rialto a comprarne un mazzetto per fare i nostri esperimenti. Non avevo minimamente considerato il prezzo perché abito a Venezia da un po’, ma non ho fagocitato questo aspetto della routine veneziana, ovvero il furto quotidiano. D’altra parte, una verdura selvatica di stagione che cresce spontaneamente nei prati della zona e che dunque non viene seminata, coltivata, innaffiata nè curata in alcun modo … QUANTO POTRA’ MAI COSTARE ?

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6.44 euro di MORTACCI LORO !!!

Lo vedete il mazzetto quanto è piccolo ?

Ho il sacrosanto diritto di essere incazzata come Gioele Dix al volante ?

Non contenta mi sono industriata a cucinare la suddetta erba sotto forma di crespelle al forno e sotto forma di torta di riso. Le ricette ve le scrivo, perché sono riciclabili con qualsiasi tipo di verdura … ma non le fate con i bruscandoli, miei adorati lettori, perché a parte dare volume, non sanno di un emerito, ma proprio di niente, nemmeno di acqua !!!

Se avesso un account su Faccialibro, aprirei una pagina intitolata “Venezia … io ti esecro !!!”. Si facciano avanti i possessori di detto account !

Eccovi le ricette, mi consola sapere che ci metterete dentro qualcosa di buono, tipo dei broccoli VERI che costano meno di un euro al chilo … ah, fatemi felice !

Base per crespelle con ricotta e verdura-a-scelta (tutto tranne i bruscandoli)

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Per le crespelle: 2 uova, 70g di farina, 160 ml di latte di soia, sale e pepe q.b.

Per il ripieno: verdura x – ma non i bruscandoli – 250g di ricotta, tofu affumicato a dadini, sale e pepe.

Per la besciamella vegetale: 30g di farina e tre cucchiai di olio evo, 400ml di brodo vegetale, noce moscata e un pizzico di sale.

Base per torta di riso integrale SHAKE & BAKE

Mescolare e infornare i seguenti ingredienti amalgamati: 200g di riso integrale* cotto, 300g di verdura sbollentata, 100g di cipolla bianca tagliata finissima, tofu affumicato a dadini, due uova, erbette aromatiche, sale q.b. e olio per oliare la teglia. Dieci minuti in forno a 200 e servire tiepido …

E qui la foto non ce l’ho, quindi non vi resta che provare !

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Storie di ordinaria Venexian-follia.

Rientro a casa da lezione alle tre. Metto sù l’acqua per la pasta, apro il frigo e la lucetta interna è spenta, provo ad accendere il pc e il caricabatterie non va. Mi viene il dubbio e accendo la luce: anche lì niente. Siamo senza elettricità.

Chiamo la padrona di casa che abita qui a due passi e lei si fionda col marito al seguito. Smaneggiano un poì con i contatori, stacchiamo tutte le spine e intanto lei mi dice con un candore e una disinvoltura indescrivibili: no, sai, perché gli operai di sotto si sono allacciati alla rete elettrica delle scale, allora io l’ho scoperto perché mi è arrivata una bolletta altissima, sono andata da quello del secondo piano e mi ha detto che a lui avevano staccato alcuni cavi della corrente e allora sono andata giù e glieli ho staccati anche io … così imparano ad attaccarsi allre rete degli altri senza chiedere !

Giunge il marito: capito ? Sono loro che hanno manomesso il contatore. Sai, per repicca … ma se lo fanno di nuovo vado con le cesoie e gli stacco il cavo portante, voglio vedere che fanno !

W.O.W.

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Quel che resta del Carnevale veneziano :-(

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20 cose che i veterosessuali dovrebbero capire secondo un’ipersessuale.

Questo post può generare ad ampie schiere di machi e donnette la sindrome dei sentimenti offesi. Se stai bene nel tuo mondo di cliché anni ’50 fatti di maschi alfa che portano il pane e il pene a casa e angeli del focolare con disturbi di tipo ossessivo compulsivo, non lo leggere o fallo a tuo rischio e pericolo senza rompermi l’anima con le amare conseguenze.

Ringrazio il blog Zone Errogene per aver pubblicato i due post, ovvero “Le verità che ogni donna dovrebbe conoscere” e “Le 10 cose che gli uomini dovrebbero capire”, senza il confronto – e l’abile mescolamento – dei quali non avrei mai sentito il bisogno di scrivere ciò che sto per scrivere.

Veteruomo VS. Veterodonna

– Avvicinatevi alle donne sempre con estrema prudenza e delicatezza. In particolare quando hanno il ciclo. Ne va della vostra sopravvivenza. Ma tiratela de meno ! [questa era in fondo ma l’ho messa qui per rispettare l’alternanza =) !!!!!]

– Gli uomini sanno che i culi veri hanno la cellulite. E la cosa non li turba. Rilassatevi: potete fare sesso con la luce accesa. Povero illuso. tu pensavi di fare una cosa carina dicendo questo? La Veterodonna ha storto il naso già alla parola CULO, perché è volgare, e ha smesso di ascoltarti alla parola CELLULITE perché interessata dal seguente flusso di “vetero-pensiero”: “Ecco, non gli piaccio. Non gli piace il mio sedere. Lo sapevo che non dovevo mangiare carboidrati a cena e devo iscrivermi in palestra e questo stronzo, però è carino, non ha capito che ho il ciclo o che non ce l’ho o che ce l’ho a singhiozzo e comunque culo non si dice …” e via sclerando. Ma non è colpa tua. Lei è stata programmata dagli ultimi cinquant’anni di tv e riviste del cazzo per essere così. Un giorno reagirà e, ascoltando l’intera tua frase, se non sei un cesso, ti salterà addosso all’istante.

Dove il veruomo, con evidente ingenuità, scrive:“No. Agli uomini non interessa minimamente l’abbinamento di colori tra mutande e reggiseno. In particolar modo nell’intimità.” la veterodonna veteroistruita risponde:“L’abbinamento reggiseno mutandina è questione di ordine e buongusto. Se pensate che sia superfluo lo è anche la depilazione. Quindi munitevi di machete la prossima volta che le sfilate il perizoma.” Va bene, hai letto il catalogo di Intimissimi in edizione commentata da Lori Del Santo, e hai speso metà del tuo stipendio per trovare il giusto abbinamento ad ogni mutanda del cassetto. Potevi investire invece il tutto in una depilazione definitiva, perché il fatto di imputare al veteruomo la tua ripugnanza per i peli … mi sembra un po’ ingenuotto. Dopodiché, ricordati che in realtà avete lo stesso obiettivo, sissì, tu e lui, e non è raggiungere l’estetica con “ordine e buongusto” … ma farvi una sana scopata, magari con la luce accesa.

–  No, ruttare e scorreggiare non vi  rende più machi  e solo Marlon Brando poteva permettersi la canotta a coste. Anche macchiata. Gli altri uomini no. Ruttare e scorreggiare sono azioni naturali che, ohibò, compiono anche le donne quotidianamente. Trarre piacere da questo dono della natura aperto e gratuito è una sottile arte che, tuttavia, solo poche veterodonne conoscono e padroneggiano. A me personalmente fa molto più schifo un unghia finta … o dieci. A molti veteruomini ruttanti la donna ruttante mette soggezione. Se tate con uno di questi individui, scappate a gambe levate, un giorno avrà soggezione del fatto che lavorate o che indossiate la gonna anche se lui non è presente e, preda della soggezione, vi porterà al sicuro nella caverna trascinandovi per i capelli. Quanto alla canotta, ragazze mie, ma che ve frega? Concentriamoci una tantum meno sull’involucro e più sul contenuto.

– Per gli uomini i preliminari e le coccole del dopo sono come le tendine alle finestre: se ci sono bene, ma se ne può fare tranquillamente a meno. Sì, magari. Gli uomini-colla esistono ! E andrebbero rieducati in Siberia, per i danni che fanno rendendo le donne coccola-dipendenti. Ed esistono anche quelli che prima che tu gliel’abbia data ti stanno così addosso con le coccole, ma COSI’ addosso che ti viene il dubbio di avere a che fare con un undertwelve* o con uno che ha letto il Cioè più di voi per elaborare una strategia a colpo sicuro. Ed esistono, infine, quelli che se eviti i preliminari e vai al sodo ti tengono a parlare tutta la notte perché pensano di essere cornuti o che tu stia per lasciarli o stronzate simili, solo perché si sentono defraudati del loro ruolo di pistonatori mascherati.

– Per le donne  i preliminari  prima e le coccole dopo sono come il sale nel sugo. Se c’è bene; se non c’è cambiano ristorante. DIPENDE ! Non è sempre così e non lo è per tutte. Per molte è, ancora una volta un ruolo indotto o un deterrente che funziona molto meglio della scusa “ho il mal di testa”. Quando beccherete un uomo-colla o un lettore di Cioè o uno dei mostri sopra-descritti, rivedrete le vostre posizioni.

– Dire “no” a un uomo sperando che capisca “si” (o viceversa) è come dare un bastone a un Pitbull sperando che ne ricavi una Madonna intarsiata. Che piange. Vuoi che la tua donna smetta di farlo ? Prova a farlo tu con lei. Dille sì al posto di no, poi incazzati, non scoparla nemmeno per scherzo per una settimana, rinfacciagli la sua sconsiderata mancanza di tatto e sensibilità PER ANNI. Scommetti che non lo farà più ? Ecco, scommetto che dopo il “non scoparla” hai smesso di leggere. Diamine, sei senza speranza.

– Scarpe e borse sono sempre e comunque poche, indipendentemente da quante già  una donna ne possiede; non chiedetevi a cosa le serva una nuova decolleté tinta champagne se già ne ha una tinta tortora, non lo capirete  mai. Ah, questa non la capirò mai neppure io. Gesùssanto. A parte le amiche a raffica che magari non mangiano e non vanno al cinema per un mese perché non hanno soldi e poi le vedi comprare tre paia di scarpe come se niente fosse. Mimadre ha un’armadio INTERO pieno di scarpe di cui alcune sono IDENTICHE. Un giorno ha detto piagnucolando – sapremo che la veterodonna si è digievoluta a iperdonna quando non piagnucolerà più – che le sarebbe tanto piaciuto andare in Olanda ma che non aveva soldi. Io ho riso da sola, poi sono andata a prendere i suoi ultimi quattro acquisti scarpiferi (ben oltre i 400 euro) e indicandoglieli a turno ho detto “Volo, pernotto, cena fuori”. APRITI CIELO. Abbiamo litigato per giorni e da quel momento a me è interdetto l’argomento “scarpe” pena il taglio della lingua. Penso di essere stata chiara sul problema da risolvere.

– Quando un uomo alla domanda “cosa pensi?” risponde “niente” è proprio così. Ma questo vale anche per le donne. Anche qui c’è un mito da sfatare su cui si è costruita tanta di quella letteratura … Se pensi che sia necessario farla smettere, dille che non è necessario che lei pensi “sempre a qualcosa”. Litigherete. Poi chiedile continuamente cosa pensa per coglierla in fallo. Litigherete ancora. Oppure cederà. Ma sai che palle e che ansia non avere mai la mente libera? e poi ci iscriviamo a yoga e meditazione per rilassarci. Ma grazie al cazzo.

– Per una donna dire “no” a un uomo sperando che capisca l’evidente  “si” che sottintende ( e viceversa) è come  pretendere che lui  capisca l’utilità di abbassare la tavoletta del water. Lo sai che hai dei problemi GROSSI, vero ? Se la risposta ad una certa domanda è sì, PERCHECCAZZO devi dire no ??? Curati !!!

– Quando rispondete “niente” a un uomo che vi chiede “cosa pensi?” lui sa che non è così, ma si guarderà bene dal capire cosa c’è dietro quel “niente”. Si chiama istinto di sopravvivenza./ Quando un uomo alla sua donna chiede “cosa c’è? ” e lei risponde “nulla”, le possibilità sono  tre: 1)  si sta chiedendo quanti giorni ha di ritardo 2) è incazzata da bestia perché lui non s’è accorto che lei ha cambiato taglio e colore di capelli, o s’è scordato del compleanno/anniversario/onomastico ecc… 3) pensa alla favolosa  nottata di  sesso passata… non con lui. Bravi, non indagate. Qui c’è un evidente problema di comunicazione biunivoco e reciproco. Veteruomo: non ti crede nessuno, a te non te ne può importare meno di cosa pensi la tua veterodonna. Anche perché concepire il verbo “pensare” ti richiede un tale sforzo che subito dopo cadresti in un sonno profondo … altro che domande e risposte. Veterodonna: se hai un ritardo, dovresti dirglielo; se ti sei tagliata i capelli non gliene importa un cazzo a nessuno, esatto, nemmeno alle tue amiche, loro lo notano perché così vuole l’etichetta e perché stando al cameratismo dovrebbero esserci per farti sentire meglio; se è il vostro anniversario e lui non ha dato segni di presenza vuol dire che neppure tu gliene hai dati oppure che la cosa per lui non è fondamentale, il che, a fronte di una relazione soddisfacente, mi sembra più che legittimo. In quanto al tradimento, se lo fai per repicca sei triste, ma se lo fai perché ti sei stufata di lui e ne cerchi uno con cui rimpiazzarlo prima di lasciarlo perché stare sola ti fa troppa paura … c’è bisogno di aggiungere altro ?

– L’acqua, come tutti i liquidi, evapora. In parole povere: se ne va da sola, prima c’è e dopo non c’è più. Se fissate una goccia d’acqua sufficientemente a lungo la vedrete sparire. Quindi: non serve asciugare il box doccia dopo aver fatto la doccia. Questo è un assioma così ovvio che non andrebbe neppure discusso in pubblico. tra l’altro questa cosa non l’ho vista fare davvero a nessuno in vita mia. e meno male ! Perché da qui a phonare l’ombrello nei giorni di pioggia il passo è breve.

– Gli schizzi sul vetro del bagno non sono dovuti alle vostre performance erotiche, ma al dentifricio spatarato(*) quando vi lavate i denti. E questo lo noti perché sei pazza e non hai un cazzo d’altro da fare che mettere vetri a cazzo nel bagno, notare che sono sporchi, incolpare un essere a caso che non sia in grado di difendersi (se fossi single sarebbe il cane), pulirli perché nessuno lo fa meglio di te e comunque sei tu quella che l’ha notato e piagnucolare perché “L’ho dovuto pulire io”. Di nuovo, puoi guarire se ti affretti ad andare da uno psichiatra.

– Checché ne dica, nessun uomo vi accompagna a fare shopping per piacere suo. Lo fa per sottomissione, ottenuta con anni di matrimonio, o per scoparvi. Pur non facendo shopping per principio, questa cosa la so anche io. Però non vi dico perché la donna vi accompagna alla partita. E’ troppo divertente vedervi stramazzare al suolo quando e se lo scoprite da soli.

– Il frigo che si riempie di cibo, le mutande che passano dallo stato “buttate per terra” allo stato “ripiegate nel cassetto” e il bagno  pulito non sono fenomeni magici e inspiegabili che prescindono dalla comprensione umana. Infatti nella convivenza in generale e in quella di coppia in particolare ci si dividono i ruoli. PARLANDO ! Io e il Miomone ci siamo invece equamente divisi le mancanze: io trovo magicamente i vestiti puliti e piegati, però pulisco il bagno; lui non è in grado di mettere su un pranzo con il frigo pieno, ma d’altra parte esce volentieri a fare la spesa per avere sempre disponibili i cinque ingredienti di base della sua dieta; io lascio una scia di merda e disordine ovunque passo e lui la pulisce, ma una volta all’anno le pulizie intensive le faccio io. E ci stramiamo da oltre cinque anni,

– Non è col caffè a letto, non è con un bacio, non è con due parole dolci nell’orecchio  La migliore sveglia possibile per il vostro uomo è sempre stata, è, e sempre sarà con un pompino./Non è col caffè a letto, non è con un bacio, non è con due parole dolci nell’orecchio …La migliore sveglia possibile per la vostra donna è, e sempre sarà, una scatoletta contenente un  brillino da 2 carati. Ancora una volta: parlatevi ! Veteruomo: non faresti un soldo di danno  puntare la sveglia un quarto d’ora prima e dare il buon esempio. Una nuova veterodonna lusingata e soddisfatta ti spolperà vivo il mattino seguente. Oppure scoprirete di stare con una suora mancata che ha più complessi del Primo Maggio … al che raccogliete i vostri averi, sigillate l’appartamento e chiamate la croce verde. Veterodonne: Conosco schiere di donne che sarebbero contente di un coglione che spenda centinaia di euro per comprare un minerale raro estratto da schiavi neri che non supereranno i quarant’anni per due motivi: 1) Ho scoperto che è un coglione prima di impegnarmi troppo in questa relazione. 2) ‘sto coso me lo vendo di corsa e vado ancora più di corsa a farmi ammazzare di massaggi al centro benessere thai.

*L’undertwelve è un uomo che ha la sfiga di avere un uccello che, nonostante l’erezione non raggiunge i dodici centimetri. Propongo un referendum popolare che dia la possibilità a questi uomini di farsi la plastica all’uccello per non costringere le donne a ripetere la bestemmia bugia più radicata d’occidente “Ma no, tesoro, le dimensioni non contano”.

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Rapporto annuale … perchénnò ?

The WordPress.com stats helper monkeys prepared a 2013 annual report for this blog.

Here’s an excerpt:

The concert hall at the Sydney Opera House holds 2,700 people. This blog was viewed about 11,000 times in 2013. If it were a concert at Sydney Opera House, it would take about 4 sold-out performances for that many people to see it.

Click here to see the complete report.

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Alfabeto climatico veneziano… io all’umido non ci avevo mica pensato !

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Anche se oggi c’è un nebbione, pazzesco, GIURO, non è per questo che proprio oggi mi metterò a scrivere di umidità. Beh, certo, non vedere a quattro metri davanti a sé fa il suo effetto … ma vorrei trattare la faccenda in termini generali.

In uno dei miei primissimi post, scritto nei fumi dell’agosto romano, avevo isolato le caratteristiche che rendono una città meno dispendiosa in termini economici ed ecologici. In quello stesso articolo vantavo anche le potenzialità della mia casuccia appena esplorata e millantavo la robustezza delle doppie finestre anti-spiffero … in realtà non chiude bene né quella interna né quella esterna !

Ebbene, tra le suddette caratteristiche ce n’era una di cui non avevo affatto – e me ne pento – tenuto conto: il clima e, in particolare, l’umidità relativa annua di questa simpatica palude.

Ora, come fa il clima di un luogo a torturarmi così sapientemente l’esistenza ???

Andiamo in ordine:

A come Acqua alta: in realtà è la cosa con cui combatto meno … mi piace, anzi, soprattutto quando è bel tempo e le foto vengono benissimo (devo aggiornare Flickr). Se però piove da sopra e sale l’acqua da sotto e non è stata prevista e devi andare a lezione per forza … scatta la bestemmia. N.B. Venezia non si allaga per la pioggia, ma per le maree che sono più frequenti nei mesi di novembre e febbraio. E non ne parliamo più … anzi, un’altra cosa, se al Tg dicono che c’è “un metro e venti” d’acqua non vuol dire che io cammino con solo la testa di fuori, ma che l’acqua è un metro e venti sopra il livello del mare, ovvero 20cm nel punto più basso della città, che è Piazza San Marco.

B come: Brutto tempo. Mi stupivo con i coinquilini l’altro giorno del fatto che non piove da lameno tre settimane. Credo di non aver mai vissuto a Venezia un periodo così lungo senza pioggia … e infatti c’è il Nebbione (vedi alla N). E quando non c’è il Nebbione, c’è quel cielo bianco all’inglese … ma senza prati.

C come Caldo: ho la fortuna di fuggire da Venezia per l’estate. L’ho fatto lo scorso anno e lo rifarò, ci potete giurare. Ma appena mi sono trasferita ho provato l’ebbrezza del caldo veneziano: zanzare (vedi alla Z) a plotoni, sudore (vedi alla S) a fiumi, puzze (vedi alla P) allucinogene, umidità (vedi alla U) che cola da ogni superficie … e poi dici “Perché il 15 giugno scappi ?”.

D come Depressione: vi assicuro che quando piove per dieci giorni o anche due settimane di fila e fa un freddo porco … altro che meteopatia: ci si deprime che è una bellezza !

E come E Doccia: mi è venuta in mente un’altra cosa con la D anziché una con la E. Ti senti zozzo, unto, maleodorante. Il che ci sia poco smog non aiuta: l’istinto è quello di farsi più docce possibili … e lo dico io che ne faccio una a settimana più una lavata di capelli. Se non fosse che l’idea di spogliarti co’ sto freddo sembra meno razionale che spararti un grammo di eroina nella cornea con un ago rotto … non faresti altro che lavarti.

F come Freddo: si scende sotto lo zero, spesso e volentieri e, soprattutto per un sacco di mesi di fila. L’umido (vedi U), complica le cose. Nelle temperature basse troviamo anche la causa della scarsità di cibo. Le mie verdurine l’anno scorso non sono state recapitate per quasi due mesi a causa del ghiaccio – vedi voce successiva – che le aveva compromesse.

G come Ghiaccio: ad un certo punto, di solito i primi di dicembre, sui ponti si sparge il sale. Significa che di notte gela e che i primi avventurieri del mattino rischiano di scivolare e farsi male. Verso febbraio, invece, si è in trincea: si rischia tutti e tutto il giorno perché il ghiaccio non se ne va mai.

H come “Ho la sinusite”/”Ho la pressione bassa”: in poche parole, il freddo, il caldo, l’umido e tutta la rosa di climi dell’isola fanno ammalare. A seconda delle patologie “preferite” si ha un ventaglio di possibilità molto vario e variopinto … ma in generale ci si sente fiacchi, doloranti, poco reattivi, poco socievoli, un po’ maltrattati.

I come Isola: siccome di isola Venezia ha proprio poco: niente spiagge, niente clima mite, niente natura incontaminata, poco sole … leggerò questa voce come presente indicativo del verbo isolare. Vedi anche Depressione.

L come Laguna: intorno alla suddetta isola c’è una laguna, ovvero una pozza di acqua che viene sistematicamente inquinata da ché la zona circostante è stata adibita a polo industriale. Ma non mi voglio soffermare più di tanto sull’argomento Marghera, Grandi Navi, Moto Ondoso e simili … perché tratterò la cosa a parte.

M come Muffa: per non far andare in muffa qualsiasi cosa nel giro di poche ore è necessario tenere tutto in frigorifero ed ermeticamente chiuso dopo essere stato sapientemente asciugato nel caso, ad esempio di frutta e ortaggi. Non avete idea di quanta roba abbia dovuto buttare prima di arrendermi all’evidenza della moquette verde su un pane aperto il giorno prima o dell’odore acre di marmellata andata a male dopo due giorni di dispensa anziché di frigo. Quando a muffire sono le stoffe, i legni, i muri … sei ad un livello superiore.

N come Nebbione: romantico e un po’ horror, il problema del nebbione è che trattiene il freddo all’interno dello scheletro e, se siete senza cappello, del cervello.

O come Ossa: credo che la parte del corpo umano che risente maggiormente di questo clima siano proprio le ossa. I reumatismi pare siano diffusissimi, ma sono i doloretti diffusi e persistenti che mi preoccupano di più. In particolare quelli al cranio, nel mio caso: ho avuto un attacco di sinusite lo scorso anno appena arrivata e uno quest’anno una decina di giorni fa. Va bene che da quando sono vegetariana durano solo una notte anziché una settimana … ma mi rendo conto che il clima è davvero quello perfetto per mettere K.O. una sinusitica congenita come me, e quindi cerco di prevenire in tutti i modi l’avvento del noto mal di testa con blocco dei seni paranasali.

P come Puzza: qui puzza tutto. Altro che Suskind ! Il fatto che ci sia acqua ovunque e in particolare che tale acqua sia praticamente una fogna a cielo aperto, rende forse l’idea. L’aria puzza, qualche giorno di più e qualche altro di meno. Ma sempre. Il fatto che, ripeto, c’è l’umido, che la spazzatura abbia una raccolta un po’ … creativa e che la stragrande maggioranza delle attività economiche siano pensate per il turista mordi e fuggi aggiunge ulteriori effluvi pronti da riconoscere: puzza di sudore dei turisti che non si aspettavano di camminare e sudare così tanto, puzza di veneziani che per non puzzare si fanno il bagno in cosiddetti “profumi”, puzza di scarico, puzza di olio fritto, puzza di motore di barca, puzza di pesce, puzza di bruciato, puzza di cucina pessima, puzza di spazzatura, puzza di piccione e gabbiano e sorcio e cane, puzza di marcio, puzza di umido, puzza di alghe, puzza di muffa, puzza di merda, puzza di vomito e piscio nelle calli vicine ai bar, puzza di polvere, puzza di deodoranti di ogni tipo, puzza di sigaretta che nelle calli larghe un metro sei costretto a respirare a pieni polmoni … potrei scrivere un trattato solo sulla puzza di Venezia, ma non lo farò perché mi basta sentirla tutti i giorni.

Q come Quando me ne andrò sceglierò la città meno umida e meno fredda d’Italia … per recuperare !

R come Refrigerazione : il fatto che il caldo diventi piuttosto insopportabile circa a dieci minuti dall’uscita di scena del freddo, fa sì che qui ci sia un ampio uso di tecniche di raffreddamento rigorosamente poco efficaci e altamente inquinanti e dispendiose. Forse uno dei primi contatti della cosiddetta Terra Ferma con il dialetto veneziano – esclusion fatta per i lettori di Goldoni – è avvenuto tramite una nota pubblicità del condizionatore. Ebbene, quando arriva l’afa il getto gelido di questi ultimi unito al getto d’aria calda dall’altra parte del congegno regalano contratture muscolari, raucedine, mal di gola, raffreddore in pieno agosto e cagotto a cascata.

S come Sudore: sudo ergo sum. Nella venefica Venezia, altro che serenissima, per rivendicare la tua esistenza devi compiere il gesto più spontaneo di questi loci: sudare. D’inverno o d’estate è un imperativo categorico: esci di casa in un brivido a gennaio e dopo dieci passi già grondi e devi soffiarti il naso perché sembra di sudare anche da lì. In estate è veramente NECESSARIO cambiare un vestito al giorno perché togliendolo a sera, con un buon quarto d’ora di strattonate vioente, è da strizzare se non da buttare.

T come termosifoni: siccome siamo in una casa di ecologisti/risparmiatori, abbiamo acceso il riscaldamento solo due settimane fa. In realtà siamo arrivati ad avere una tale resistenza al freddo che lo accendiamo solo quando dobbiamo farci la doccia, oppure – e non scherzo – quando ci accorgiamo che il fiato si condensa e quindi stiamo intorno ai 12 gradi. Questa resistenza ha una certa comodità a livello economico ed ecologico e ci rende buffi quando usciamo dalla palude e prendiamo a spogliarci di corsa. In realtà immagino che la spesa veneziana per il riscaldamento, sia in termini energetici che in termini economici insostenibile.

U come Umidità: in realtà la Grande Causa della maggior parte delle mie pene risiede nella presenza perenne e molto incombente di quest’ultima. Il cibo che va a male, i panni che non si asciugano, la puzza generalizzata, l’incombere di sinusiti e raffreddori, il fatto che prima non riesci a scaldarti sotto il piumone prima di dormire e poi ti svegli incollato al letto … è tutta. colpa. sua.

V come Vestiti: non si asciugano mai. E noi siamo fortunati perchè abbiamo il posto per stenderli sul pianerottolo e non dobbiamo attendere sporadiche giornate di sole per mettere a stendere tutto fuori in balia della merda di piccione e gabbiano … Nonostante ciò il primo giorno restano bagnati, indipendentemente dalla temperatura, dopo dodici ore attaccano a puzzare, ma non sono mica asciutti ! Li tocchi e sembra di toccare un vestito che a vedersi non è sporco, ma che stai indossando da una settimana: restano mollicci, quasi viscidi. Che splendore. Inoltre bisogna usarne un sacco e anche di buona qualità se si vuole restare illesi in seguito agli attacchi del freddo, il che costringe i nuovi arrivati ad ingenti spese di approvviggionamento Gore-Tex, guanti, cappelli, sciarpe, calzini … quando me ne andrò voglio donare parte del mio guardaroba a un veneziano. Gli metterò una mano sulla spalla e passandogli la busta dirò “Fatti forza … ma soprattutto cambia città, che mica siamo nati per soffrire.”

Z come Zanzare: d’estate non ne parliamo, ma … le abbiamo ancora in casa, un po’ stordite, è vero … ma quando vieni punto i primi di dicembre, mentre ti stai letteralmente cagando addosso dal freddo ti guardi attorno e dici:

“Ma come gli è venuto in mente di venire a costruire una città in un posto così inospitale ?!?!”

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Neocoinquilinato: è esplosa la bomba del pulito.

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Un giorno in cucina abbiamo trovato questi due ganci con questi due canovacci la cui funzione era resa nota da altrettante etichette fatte a mano. Pensando che fosse uno scherzo abbiamo interpretato la cosa a modo nostro. Ma … non era uno scherzo.

Solitamente non scrivo a caldo. Mi piace sperimentare, far decandare e descrivere le situazioni quando sono mature. Oggi, però, ho deciso di fare uno strappo alla regola e di parlarvi della nostra situazione domestica di neocoinquilinato, anche per raccogliere un po’ di vostre opinioni sulla cosa. Mi preparo già ad una pioggia di critiche da parte delle signore, ma questo è giusto e prevedibile … e lascia un po’ il tempo che trova.

L’anno scorso la squadra era composta da me, Greg, Il Vichingo e Annin’. Le nostre regole non sono mai state specificate ma si possono riassumere così:

  1. Si condivide in ricchezza e povertà;
  2. Chi ha tempo e trova sporco pulisce;
  3. In ogni caso non si rompe il cazzo agli altri perché non si può giudicare la loro vita visto che non ne sappiamo un cazzo, in fondo.

Quest’anno Il Vichingo e Annina ci hanno abbandonati e io e Greg abbiamo accolto Scannapilu e Barbie. Ci eravamo molto preoccupati per Scannapilu, all’inizio: iscritto ad un master di secondo livello in economia e finanza, studiava e basta e il sabato pomeriggio andava in chiesa. Eppure è stata sufficiente una Monopolata coi contras per renderlo parte attiva e integrante della truppa: non è solo simpaticissimo e terrone più di me, ma ha aderito al nostro stile immediatamente, stendendo il bucato di tutti con composizioni artistiche che credo girino in foto su Facebook, presentandoci la fidanzata, giocando alla play con Greg e a carte con il Miomone che viene tutti i weekend, mangiando la sbobba che io cucino e dicendo in modo convincente che è buona, spegnendo le luci quando Greg le lascia accese, vomitando nel tupperware in mezzo al tavolo dopo una serata di bagordi. Se non un fratello … almeno un cuggino.

Barbie si è presentata a casa on uno scatolone di soli detersivi, detergenti, spugne, spruzzini, polveri e attrezzi da cosiddetta igiene casalinga. E sapete come la penso in proposito. anche a livello pratico. Poi è stata la volta degli utensili da cucina: canovacci sterili e stirati, una valanga di tupperware, un coso per fare il purè a mano, cucchiare varie, tazze, pentole … Penso di non aver ancora approfondito la cosa, ma a mio avviso esistono due tipi di persone: quelli che fanno tutti con un unico coltellino ben affilato, vedi me, e quelli che se non hanno il pelapatate, il trita aglio, la mezzaluna ecc. … ordinano una pizza per telefono piuttosto che avventurarsi in cucina, vedi Miasuocera (santadonna) e Barbie. Le abbiamo proposto il nostro metodo di gestione di casa e dopo due settimane lei ci ha proposto dei turni settimanali di pulizia del bagno e della cucina e dei turni giornalieri pedissequi di lavaggio piatti: ovvero sporchi-e-lavi. Abbiamo accettato il primo e declinato il secondo per ragioni di tempo. Le pulizie settimanali sono state sempre rispettate ed effettuate di domenica in modo che lei trovasse la casa pulita il lunedì, ma comunque quando tornava ha sempre ripulito tutto da capo lasciando la cucina in preda a fumi chimici che mi fanno bruciare gli occhi e la gola se ci entro per sbaglio. Forse l’ultima frase e la foto iniziale non hanno reso l’idea, quindi vi fornisco una carrellata di esempi perchè possiate inquadrare meglio il personaggio:

  • Le ho visto lavare l’esterno del frigo almeno tre volte in un mese;
  • Cambia il letto tutte le settimane;
  • Ha lavato una tazza che aveva un leggero alone di tè con il Cif (sì, quello che sopra la confezione ha scritto “Con candeggina !”) e quando le ho fatto notare che lì ci beviamo ha detto “Ma poi la rilavo col sapone dei piatti”;
  • Ogni volta che lava i piatti, non è che da’ un’innocente passata al lavandino, ma lo lava tutto con l’acqua calda, col Cif e con uno spruzzino anticalcare giallo acido;
  • Una volta che è tornata di lunedì e io avevo il giorno libero – quindi l’ho potuta osservare – ha rilavato tutto ciò che avevamo lavato noi il giorno prima, poi ha lavato i pavimenti, i vetri e alla fine è uscita e si è messa a pulire le scale. In tutto ciò io cercavo di studiare e lei stava lì a subissarmi di frasi fatte su donne, pulizie, ragazzi, uomini e pulito.
  • Ha attaccato dentro al cesso una roba blu appiccicosa che, come dice lei “Da odore di pulito”. A mio avviso apparte inquinare a ogni sciacquonata, da un odore di chimico e di bagno dell’autogrill.
  • Parla continuamente pulire, pulito, pulizie;
  • Ogni volta che pulisce qualcosa viene a dire a tutti “Oggi ho lavato i piatti cinque volte”, oppure “Ho lavato i fornelli”, “Ho lavato il bagno”. Da due mesi cerchiamo di capire cosa voglia sentirsi rispondere.
  • Si lamenta rigorosamente in absentia e se la prende con “i ragazzi”: ha un’idea di donna pre-ottocentesca, quindi dice rivolgendosi a me e cercando sponda frasi come “Perché poi loro dicono che stiamo a casa a pulire e basta, ti credo ! Guarda come sporcano !”. Al che io, che non la mando a dire a nessuno rispondo: “Non so che razza di uomini conosci e comunque quella pentola l’ho usata io”. E lei fa finta di non sentire.
  • Ripeto, cerca sponda in me in quanto donna e nonostante io le mostri e dimostri di essere l’anti-Barbie quotidianamente, non volendo rinunciare al suo dogma, continua a tormentarmi con i suoi piagnistei.

Ebbene, come prevedibile, stamattina LA BOMBA DEL PULITO E’ ESPLOSA.

E’ arrivata a casa verso le dieci, Scannapilu aveva fatto la colazione all’alba ed era andato a lezione, io e Greg, anche noi colazionati, stavamo per uscire. Quando è entrata ha fatto un sospiro, si è rifatta il letto, ha svuotato la VALIGIA – perchè tutti i weekend si porta i panni sporchi a casa e li lava lì, dove può fargli l’overdose di sapone e ammorbidente a 180 gradi e stirare TUTTO per bene – e quando è approdata in cucina ha detto: “E’ tutto sporco”. Si è messa quindi a cucinare e quando stavamo per uscire ci ha detto “Però non potete usare tutte queste pentole … io guardate dove sto facendo la pasta!”. Stava cucinando la pasta in un pentolino di quelli alti che in teoria sarebbero “Da té”, ma essendo grosso anche io cucino spesso lì la pasta, inoltre accanto a quel pentolino c’era quello usato da Scannapilu, che quindi aveva solo ospitato acqua bollente per fare il tè. Greg ha risposto un po’ incredulo con una frase la cui parafrasi era “E quindi ?”. Io le ho fatto notare la presenza del suddetto pentolino che poteva essere semplicemente sciacquato e usato. Risposta: “Ma io non ho voglia di lavare le cose degli altri !”. E poi è esplosa. Badabum. In tutta la sua nevrosi.  Io le ho risposto per le rime cercando di fare appello alla sua elasticità, al fatto che noi abbiamo introdotto dei cambiamenti per lei. Risposta: “Ma sono due mesi di elasticità !”. Greg gli ha fatto notare che se lui ha bisogno di una cosa e la trova sporca semplicemente la lava e la usa. Risposta: “Ma è una questione di rispetto, di convivenza civile. IO non lascio NIENTE di sporco MAI … e se continuiamo così me ne vado !”. Rispondo: “Ecco, questa la tua elsticità: o si fa come dico io o me ne vado”.

E stasera, quando alle 23 staccherò dal lavoro dovrò tornare e parlarci. Perché poi, sulla porta le ho detto che ne avremmpo parlato tutti insieme per trovare una soluzione e lei si è scusata per la sfuriata. Però non potrò davvero esimermi dal fare delle considerazioni sul tempo, le energie e i pensieri che questa persona dedica alla pulizia degli oggetti. Lo avessi io tutto quel tempo andrei a fare volontariato. Sì, non c’entra niente forse, ma ho il dente avvelenato perché domenica c’era la riunione del Servizio Civile Internazionale e ho dovuto saltarla perché lavoravo.

Per chiudere, mi cito da sola, perché di questo sono convinta: “Il mondo preferisce sicuramente un individuo non nevrotico ad uno non sporco”.

Ma attendo commenti e considerazioni. Grazie.

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Ganesh Ji: cambiate lavoro. Tra il 2 e il 3.

Il nostro tavolo era quello in fondo a destra … come il cesso. La foto deve essere stata scattata dopo le pulizie di primavera, io comunque lo scopiazzata da internet. Se quella sera avessi avuto la macchina fotografica avrei piuttosto immortalato il triste epilogo di fine pasto.

Come da tradizione, appena ritirato il primo stipendio, ho portato la mia troia fuori a cena.

Tantopiù che ultimamente si era un po’ ai ferri corti e c’era parecchio da recuperare. Dopo un po’ di ricerche su siti e guide varie avevamo selezionato ben due ristoranti da chiamare venerdì pomeriggio per prenotare la cena della sera stessa o di quella successiva, a seconda delle disponibilità. Il Fato volle che uno dei due, e in particolare quello che prima ha risposto in senso affermativo alla nostra volontà di cenare lì, fosse Ganesh Ji, unico ristorante 100% indiano di Venezia. Premetto che io sono stata in India e ho mangiato in almeno 3 ottimi ristoranti indiani di Roma, di cui uno è stato sperimentato da me e l’omone insieme, quindi partivamo corazzati.

Il Troione – finchè non finiremo di fare pace lo chiamerò almeno saltuariamente così – si è messo un bel vestito e mi è venuto a prendere all’uscita dal lavoro. Tutti speranzosi ci siamo incamminati verso l’infausta cena. Arrivati sulla porta – e devo dire che l’insegna è davvero carina – abbiamo dovuto aspettare un po’ prima di essere notati, dopodiché è arrivata la tipica domanda da ristorante cinese: siete due ? Al che uno dà una rapida occhiata ricognitiva per assicurarsi che non sia spuntata gente nell’ultimo secondo e risponde, sì. 

Ci fanno scegliere tra un tavolo vicino alla finestra e uno all’angolino. Data la delicatezza degli argomenti da trattare in serata scelgo l’angolino e ci infiliamo nel nostro metro quadro disponendo più volte le borse in modo che non intralcino e non vengano schiacciate. Familiarizziamo con polvere e moscerini. Mentre leggiamo il menù ci portano un piattino – i diminutivi abbonderanno per tutta la sera – con una specie di piadina fina fina e croccante larga meno di una spanna da condire con un cucchiaio di salsa yogurt o uno di salsa piccante. Commento immediato: “Sarà mica troppo ?”.

Io batto subito col “Menù vegetariano” da euro 28 e lo sborone con un “Menù completo” da 33 euro. Il coperto è di 2.5 euro a testa e ciò che su carta sembra un opzione, si rivelerà invece un mistone. L’impressione era quella della mamma che deve far fuori a tutti i costi gli avanzi della domenica. Per esempio, invece di “Samosa o pakora” mi hanno portato un samosino e tre pakorini: il fritto di olio pessimo e perdipiù riscaldato ha un sapore indimenticabile. I chapati “ripieni” erano due chapatini in cui era stato messo rispettivamente un cucchiaio dello stesso ripieno del samosa – ovvero un pasticcio di patate e piselli senza spezie – e mezzo formaggino spalmato, un must che avevo già sperimentato sia a New Delhi che a Varanasi. Ovviamente scherzo.

Nota di demerito sulle bevande: acqua in bottiglia, seppure di vetro e lassi preparato peggio che alla carlona. Su questo punto ho un po’ da parlare: il lassi è una bevanda deliziosa e molto nutriente a base di yogurt frullato con il latte. La variante dolce può essere appunto dolcificata con zucchero o miele e condita con varie spezie, come per esempio fiori freschi di zafferano o pezzi di mango maturo; la variante salata, oltre a una piccola quantità di sale, viene arricchita con semi di finocchio e cardamomo. Io adoro, stravedo per il lassi e ho la fortuna, oltre al fatto di averlo assaggiato in India, di avere una cara amica indiana che me lo prepara ogni volta che vado da lei. Ora, ci sono stati serviti due yogurt allungati col latte, uno zuccherato e l’altro salato, per la modica cirfra di euro 3.5 a botta. Machèddavero !?

Sembrano rifarsi, almeno per quanto riguarda le porzioni, sul primo: la scelta obbligata su entrambi i menù era riso basmati bianco. Ce ne portano una pirofila intera degna di un pranzo da muratore, colorata a sprazzi da gocce di colorante chimicazzo. Guadagnano qualcosa più dello zero grazie al piatto di carni miste molto apprezzate dal Troione, mentre dei miei due secondi sono riuscita a mangiare solo le lenticchie perchè la gli spinaci con la ricotta erano davvero poco commestibili: intanto non c’era ricotta ma una roba dura e gommosa che sembrava tofu scondito e poi gli spinaci erano frullati dipo omogeneizzato e non avevano altro sapore che “di vecchio”.

Il dolce è stato quasi grottesco: due terrinette di metallo grosse come il palmo di una mano portate dalla proprietaria – la classica sessantottina che c’è annata sotto co’la psichedelia – che ha fatto un simpatico commento sulla mia provenienza e ci ha lasciato davanti un cucchiaio netto di gelato sedicente al mango e pistacchio che sapeva di latte condensato e un francobollo di torta al semolino arancione, sospetto colorata artificialmente perché a livello di gusto si era solo stuccati dal dolce. Anche qui sui quattro euro a botta !!!

A quel punto ho iniziato ad avere dei sonori crampi allo stomaco e una sudarella piuttosto strana. Sono corsa in bagno e ci sono rimasta per un bel po’, tanto che il mio commensale pensava fossi scappata senza nemmeno pagare il conto e riprendermi la giacca. Ho avuto una scarica di diarrea e ho vomitato tutto il povero contenuto di chapati e samosa. Tornata al tavolo ho riferito, ci siamo alzati e siamo andati a pagare. Altra attesa per essere notati. Uno sbrigativo “Sessanta, dai, che vi faccio lo sconto”. E via ancora piegata in due nella notte veneziana, fino a casa.

Non so perchè un posto simile sia ancora aperto … ah, ecco, non mi hanno dato né scontrino né ricevuta fiscale. Oltre il danno la beffa.

Ringrazio Ganesh Ji solo di una cosa: mi ha costretto ad iscrivermi a Tripadvisor – che ora si riempirà di SCassandrate – per il gusto di recensirlo con un “Pessimo”.

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