[dedico questo primo postutorial alla Finlandese, con tante scuse per il ritardo !!!]
L’avevo anticipato millenni fa, ci ho messo un bel po’, ma eccoci qua con il primo pseudo-postutorial sul fantastico mondo dello sferruzzo. Ho deciso di partire dai fili, poi aggiungerò un ferro per volta: dall’uncinetto passeremo a due ferri, fino poi a quattro. Premetto che non sono un’esperta, sono più che altro un’amatrice.
Partiamo dunque con il senso di SCassandra per lo sferruzzo. La pre-premessa è che lo sferruzzo è unisex: guardate qua ! La premessa è che non tutto ciò che è autoprodotto è conveniente e non tutto ciò che è autoprodotto è ecologico.
Detto ciò, ecco quando – secondo me – è il caso di sferruzzare :
– Sferruzzare per riparare.
– Sferruzzare per i bambini: serve meno lana, meno tempo e gli abiti per bambini, se di qualità, costano tantissimo! D’altra parte i pupi crescono a vista d’occhio, quindi conviene usare lana riciclata e riciclarla una volta che il golfino o chi per lui non gli va più. Eviterei invece la tendenza al “corredinismo”, foriero di spese pazze, bimbi formato cicciobbello e mamme in depressione post-parto dopo le 115 ore passate a guardare telenovelas sudamericane sferruzzando. Siete affette da corredinismo SE: sognate un mondo in cui tutti sono vestiti di tutine uncinettate con cappello, scarpe, guanti e mutande uncinettate in coordinato; avete confezionato venti paia di scarpine da neonato dimenticando che il neonato non cammina e state progettato altrettanti abitini da cocktail ai ferri dimenticando che i cocktail-party a tre mesi non sono uno spasso.
– Per fare i regali: anche qui però è sempre in agguato la tendenza “oggettinista”, ovvero la tendenza a creare oggetti totalmente inutili da affibbiare a qualsivoglia amico-amica malcapitata ad ogni occasione. Siete affette da Oggettinismo SE, dopa il portacellulare, il portapenne e il portamonete vi avviate convintamente verso il porta-borsa, il porta-pochette, il porta-porta-penne; oppure se state progettando di vestire il telecomando con un pagliaccetto fatto ai ferri; oppure se avete fatto pupazzi evocativi di tutti i membri dell’albero genealogico fino al quinto grado e ancora state lì a reperire foto della quadrisavola Bertilla per capire se era bionda ed evitare di pupazzarla in bianco e nero; oppure se fate bignè-pupazzo all’uncinetto e li regalate alle amiche a dieta e poi vi vogliono uccidere … è chiaro ???
Avremo modo più avanti di disquisire su questo punto, ovvero l’utilità di ciò che si crea. La cura per i suddetti disturbi è comunque quella di smettere per un po’. Come con l’alcol. Ma andiamo avanti …
Cosa Filo ? Per sferruzzare si possono usare i seguenti filati: lana, cotone, rafia, filati sintetici, lino, canapa, yuta … Chiaramente, dal punto di vista ecologico il campo si restringe nettamente: si preferiscono filati italici di tipo organico e con coloranti/colori eco-compatibili. Nell’ambito economico il campo si restringe ancora di più perchè, per quanto la lana merino sia un soffice angolo di paradiso, 5 euro a gomitolo sono proprio un furto. Il cotone è meno costoso, ma è una fibra ad alto impatto per il grande quantitativo d’acqua che richiede sia in fase di coltivazione che di lavorazione e filatura.
Ecco allora il filato più eco-cheap di tutti: quello riciclato in poche e facili mosse. Il seguente procedimento serve a qualsiasi tipo di filato organico per ammorbidirsi, distendersi e tornare quasi come nuovo.
Ricordatevi che c’è crisi e che quindi nun se bbutta gnente: fatevi un sacchetto a parte dove mettere gli scarti di filo più piccoli. Ad un certo punto finirete per fare almeno un pupazzo e quel giorno vi servirà qualcosa con cui riempirlo !!!